Il diritto alla casa...

Il 15 aprile 2024 ha avuto luogo il nostro seminario di approfondimento sul tema della casa e dell’emergenza abitativa a Treviso, presso le scuole Coletti, nel quartiere di San Liberale.

Abbiamo scelto la prof.ssa Marconi, docente di urbanistica dello IUAV e il dott. Trabuio, direttore della Fondazione La Casa Onlus (che ringraziamo!) per avere una visione oggettiva delle problematiche che ruotano intorno al tema della casa, ma anche linee guida e best practices per farci ispirare.

Abbiamo intitolato il nostro incontro: “La casa è un diritto?” perché, considerato il numero di persone che hanno difficoltà ad accedere ad alloggi adeguati, oggi, nel terzo millennio, nel cuore dell’Europa civilizzata e in uno stato di diritto, ci poniamo il dubbio. Come stiamo imparando i diritti non possono essere dati per scontati, ma, quando esistono vanno difesi e presidiati costantemente e, quando non ci sono, vanno conquistati.

I dati parlano chiaro:

a Treviso sono 1537 gli aventi diritto alla casa popolare, 1400 sono in attesa di assegnazione (dati del 2017)

Oggi ci sono 1267 alloggi ERP (proprietà del Comune + ATER) di cui 243 vuoti!

Non ci sono soldi per manutentare le abitazioni e quindi l’ATER vende abitazioni per fare cassa, riducendo così il patrimonio immobiliare negli anni… è un cane che si morde la coda.

Il pubblico non stanzia risorse economiche (i progetti di riqualificazione urbana oggi sono finanziati dal PNRR). Non ci sono politiche abitative nell’agenda politica nazionale e nemmeno in anni di governo leghista in Veneto abbiamo visto nulla.

Il settore privato da un lato segue le leggi di mercato, dall’altro è bloccato da normative che non tutelano i piccoli proprietari immobiliari e rendono gli sfratti lunghi e costosi (una procedura di sfratto per morosità dura in media da 2 a 3 anni).

Ecco che:

- i prezzi si alzano (+35% in 5 anni) e

- in particolare, le categorie vulnerabili restano senza abitazione.

Ma chi rientra tra le categorie potenzialmente vulnerabili?

Sono madri e padri soli, disabili, studenti, soggetti etnicamente connotati, giovani coppie, anziani, chi fa un lavoro povero o precario e la classe media impoverita appartenente alla cosiddetta zona grigia (troppo ricchi per la casa popolare, troppo poveri per un affitto a prezzi di mercato!)

Ma allora, se economicamente il pubblico non ce la fa (per volontà o per scelta?) e al privato non conviene, come si fa?

Una soluzione l’ha trovata la Fondazione La Casa onlus (ci sono altre esperienze simili in Italia): la fondazione acquisisce in usufrutto immobili in disuso, li ristruttura, li affitta a canone sociale (circa 300 euro al mese) e con gli introiti paga i mutui. Ad oggi ha 129 alloggi in Veneto.

Però, e questo riteniamo sia il cuore del piano di integrazione che fa funzionare il progetto sul piano sociale, fondamentale si rivela l’assegnazione dei servizi di accompagnamento a cooperative sociali che hanno le competenze per fare un’operazione culturale, di educazione civica e migliorare la convivenza tra i nuovi inquilini e gli altri abitanti.